Qualcuno
ritiene che domandare all’artista stesso la chiave
d’interpretazione della propria opera sia il modo più facile
per allontanarsi dalla verità del suo lavoro.
Credo
che questo valga per Claudio Pollini e in modo particolare per
opere, come le sue simbiosi fotografiche, che nascono da un
gioco di associazioni libere.
Tecnicamente
parlando, sono macrofotografie, cioè immagini ingrandite fino
al disfacimento dei soggetti rappresentati, sovrapposte e
rovesciate per generare qualcosa del tutto nuovo.
Dragare
i fondali di queste trame di materia è una tentazione che credo
fortissima per chi vi si imbatte, ma comporta una profonda
disillusione: risolto l’arcano della loro creazione si rimane
comunque soli di fronte al disorientamento dei nostri occhi che
non possono placare il loro desiderio di nuovi punti di
orientamento tra l’evolversi continuo dei segni e dei colori.
Nascono
dalla simbiosi di un “errore” tecnico e di un errare dei
pensieri dell’artista molti degli assemblaggi più suggestivi,
immagine sfocate o sovrapposte di terra, acqua e cielo che
concorrono, incrociando le trame della loro materia, ad una
continua palingenesi di segni e paesaggi. E così Pollini si fa
demiurgo della sua natura al microscopio ricreandola, a suo
insindacabile piacimento, in un gioco di associazioni libere che
eccita il pensiero: da un sasso nasce la cellula di un tessuto
forse umano, da un minerale artificialmente illuminato un
paesaggio lunare, dal segreto pistillo di una viola a ciocche di
pascoliana memoria il profilo di un uccello, da umili muffe una
combustione burriana… Fino a che il capriccio dell’artista,
con perizia scientifica, non inserisce un nuovo ingrediente per
trasformarla ancora in un caleidoscopio di pensieri, complice
del riguardante. (Gioia Gardo)
30
stampe cibachrome 50x75 cm |
numerate da 1 a 6
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€
250 |
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